Oggi mi sembra importante sottolineare il decalogo scritto da Giorgia Vezzoli e Farancesca Sanzo
per una comunicazione a ZERO STEREOTIPI
1. La donna è una persona, non un oggetto. Se stai usando delle donne nella tua comunicazione, chiediti se la loro immagine potrebbe indurre a pensare il contrario.
2. Non basta “coprire” le donne per essere gender friendly. Occorre prima di tutto non svilirle con atteggiamenti, parole ed ogni altra forma di comunicazione che le dequalifichino o ne rimandino una visione stereotipata, svilente e maschilista.
3. Il corpo delle donne, anche scoperto, non è mai volgare e non è qualcosa di cui vergognarsi o da censurare. Semmai, lo è la sua mercificazione e il modo in cui esso viene utilizzato. Sfruttare il corpo di una donna (o peggio di una sua parte) ed usarlo come specchietto per le allodole per vendere è sempre discutibile.
4. Una comunicazione dalla parte delle donne dovrebbe proporre modelli estetici che non siano eccessivamente finti e irraggiungibili ma che tengano conto della conformazione naturale delle donne e, ove possibile, della sua diversità. Far sentire le donne inadeguate perché non corrispondenti ad un modello unico di bellezza (giovane, magra, sexy) non è esattamente un modo per stare dalla loro parte.
5. Evita gli stereotipi: la donna – oggetto sessuale è solo uno dei tanti stereotipi che creano pregiudizi. Anche la donna mamma chioccia/angelo del focolare o la donna in carriera fredda e scontrosa, ad esempio, lo sono. Anche per le bambine e i prodotti ad esse destinati è lo stesso (la bimba che pensa alla bellezza, che è già una piccola mammina casalinga o – cosa sempre più inquietante – che viene messa in pose ammicanti, piuttosto che il bimbo dedito all’avventura o alla guerra sono uno dei tanti esempi). Evita di usare gli stereotipi sia femminili che maschili nella tua comunicazione a meno che l’intento di critica nei loro confronti non sia più che evidente oppure affida questi ruoli ad entrambe i sessi.
6. Degradare gli uomini al posto delle (o insieme alle) donne non significa essere gender friendly, ma promuovere un finto paritarismo al ribasso che svilisce tutti, di cui le donne non hanno bisogno.
7. La sensualità e la sessualità sono cose bellissime, ma c’entrano con il prodotto e servizio che stai comunicando?
8. Ok, la sensualità c’entra con ciò che stai comunicando. Ricordati però che le donne non sono persone a disposizione di chi le guarda. Non indurre i destinatari della tua comunicazione a pensarlo dipingendole con atteggiamenti di eccessiva disponibilità sessuale.
9. Quando la comunicazione propone un’immagine d’amore (in tutte le sue forme) e le persone come soggetti e non come oggetti non significa che sia volgare. Ma se la tua comunicazione è rivolta agli adulti, assicurati che i circuiti nei quali la diffonderainon giungano agli sguardi dei più piccoli.
10. Sii coerente. Essere dalla parte delle donne vuol dire ragionare e comportarsi in termini paritari. E’ inutile essere gender friendly nella comunicazione se non lo si è anche nella vita di tutti i giorni, nel proprio lavoro e nelle proprie relazioni. Il rischio è quello di passare per ipocrita.
vi ringrazio per aver pubblicato il ns decalogo ma vorrei precisare che le autrici sono io (giorgia vezzoli) e francesca sanzo di www.zerostereotipi.it. Il testo non è di Joumana Haddad. La foto dei suoi versi è solo un'immagine che abbiamo usato a corredo del decalogo perché ci sembrava esprimere bene il concetto di gabbia che gli stereotipi in effetti acontribuiscono a costruire. Sarebbe meglio se modificaste il titolo del post per non diffondere una falsa informazione! ;)
RispondiEliminaGrazie alle autrici per la segnalazione e per il decalogo che è davvero indispensabile.
RispondiEliminaHo condiviso il decalogo: ringrazio le autrici per averlo composto e per le precisazioni espresse.
RispondiEliminaGrazie a Patty per averlo pubblicato.